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Giuseppe Ferroni
“Ricominciare dal buio. Una storia di malasanità” è una finestra aperta su una realtà che spesso preferiamo non guardare, una testimonianza diretta, cruda e sincera, di quanto la dignità umana possa essere calpestata, ma anche di quanto sia straordinario il coraggio di chi non si arrende.
Giuseppe è un uomo come tanti, con i suoi sogni, le sue paure e i suoi rimpianti. La sua esistenza, unica nella sua semplicità, fatta di successi e cadute, è stata sconvolta da un sistema sanitario inadeguato, che gli ha lasciato cicatrici profonde. Quando mi ha raccontato i dettagli del periodo più buio della sua vita, dalle umiliazioni subite in ospedale ai pensieri più intimi, ho capito che la sua storia meritava di essere condivisa, per dare voce a chi spesso rimane inascoltato e per accendere una luce sulle ombre che ancora avvolgono il tema della malasanità.
Affiancare Giuseppe nella stesura è stato un viaggio intenso, ricco di emozioni contrastanti e verità difficili. È stata una collaborazione profonda, a tratti dolorosa, ma sempre autentica. La mia missione è stata quella di dare voce al suo vissuto, senza alterarne l’essenza, cercando di restituire il suo sguardo sulla vita e sulle ingiustizie che ha affrontato. «Ho perso anni di vita, mio figlio, gli amici, il mio negozio, mia madre prima di poterla rivedere, il sonno, la serenità, la fiducia in me stesso e a tratti anche la dignità, perché, a volte […] mi sembra che non si parli di una persona, ma di un pezzo di carne o un oggetto di cui non interessa a nessuno».
Questo libro è per chi ha sofferto in silenzio, per chi si è sentito invisibile, per chi crede che raccontare e condividere possa ancora fare la differenza. Non è solo una denuncia alle falle di un sistema, è soprattutto una riflessione sul valore della dignità umana. Giuseppe ha avuto la forza di esporsi, di mettersi a nudo e merita attenzione e ascolto. Io mi sento onorata di averlo accompagnato lungo il percorso. Sono certa che chiunque leggerà le pagine che seguono ne uscirà toccato e arricchito, come è successo a me.
Marta Grima